Sono nato nell’agosto del 1944 in Svizzera, quando i miei genitori erano in fuga da Firenze per sfuggire alle leggi razziali e all’occupazione tedesca. Finita la guerra rientrammo a Firenze, dove vissi in famiglia fino al compimento dei miei 12 anni. In seguito mi dovetti trasferire a Torino per studiare al Collegio Ebraico e poi a Milano, dove iniziai le mie prime esperienze lavorative. Se guardo indietro alla mia vita ricordo di aver sempre amato l’arte in tutte le sue forme e mi rendo conto che la pittura ha ricoperto un ruolo fondamentale per me, ancor prima di iniziare a dipingere a diciotto anni.


Se mi guardo indietro ricordo di aver sempre amato l’arte in tutte le sue forme e mi rendo conto che la pittura ha ricoperto un ruolo fondamentale per me, ancor prima di iniziare a dipingere a diciotto anni. Nel 1968 decisi di fare l’Alyiah, l’immigrazione in Israele, scegliendo di vivere a Maagan Mikhael, il Kibbutz in cui risiedo ancora oggi. In quel periodo frequentai Ein Hod, la colonia di artisti fondata da Marcel Janco pochi anni prima del mio arrivo; erano gli anni ’70 e tra i miei maestri posso citare alcuni nomi di grande importanza in quel periodo: Ora e Yosef Shaltiel, Clare Yaniv e Yohanan Simon. Da Shmuel Raayoni e Shmuel Bonnèh ho appreso l’arte del colore e anche Marcel Janco, durante le sue visite a Ein Hod, mi ha trasmesso qualcosa donandomi il suo tocco speciale nei miei primi lavori. La mia vita è trascorsa lavorando in Kibbutz, crescendo 6 figli e poi accudendo i miei nipoti, sempre avvolto dalla meravigliosa natura che mi circonda e che ogni giorno mi ispira. Pian piano sono riuscito a “sintonizzare” le emozioni e i sentimenti con l’amore per i colori, che sono alla base della mia pittura: i colori sono l’espressione della mia vita e dei miei stati d’animo, dei più felici e dei più sereni, ma anche dei più tragici come quelli della perdita di mio figlio Naor. I colori mi sorprendono ancora, facendomi trovare inaspettatamente alcune pennellate di ottimismo anche nei miei dipinti più cupi.
“Ci sono tante cose belle al mondo: fiori e animali, persone e paesaggi. E chi ha gli occhi aperti, vede ogni giorno almeno cento cose meravigliose!”
(Leah Goldberg)
Sono nato nell’agosto del 1944 in Svizzera, quando i miei genitori erano in fuga da Firenze per sfuggire alle leggi razziali e all’occupazione tedesca. Finita la guerra rientrammo a Firenze, dove vissi in famiglia fino al compimento dei miei 12 anni. In seguito mi dovetti trasferire a Torino per studiare al Collegio Ebraico e poi a Milano, dove iniziai le mie prime esperienze lavorative. Se guardo indietro alla mia vita ricordo di aver sempre amato l’arte in tutte le sue forme e mi rendo conto che la pittura ha ricoperto un ruolo fondamentale per me, ancor prima di iniziare a dipingere, a 18 anni. Nel 1968 decisi di fare l’Alyiah, l’immigrazione in Israele, scegliendo di vivere a Maagan Mikhael, il Kibbutz in cui risiedo ancora oggi. L’arte e la pittura divennero uno degli scopi delle mie giornate, avendo avuto il privilegio di studiare a Ein Hod, la colonia di artisti fondata da Marcel Janco pochi anni prima del mio arrivo. Erano gli anni ’70 e tra i miei maestri posso citare alcuni nomi di grande importanza in quel periodo: Ora e Yosef Shaltiel, Clare Yaniv e Yohanan Simon; ho imparato l’arte del colore da Shmuel Raayoni e Shmuel Bonnèh e posso dire che, durante le sue visite a Ein Hod, anche Marcel Janco mi ha trasmesso qualcosa della sua arte, donandomi il suo tocco speciale nei miei primi lavori. La mia vita è trascorsa lavorando in Kibbutz, crescendo 6 figli e poi accudendo i miei nipoti, sempre avvolto dalla meravigliosa natura che mi circonda e che ogni giorno mi ispira. Pian piano sono riuscito a “sintonizzare” le emozioni e i sentimenti con l’amore per i colori, che sono alla base della mia pittura: i colori sono l’espressione della mia vita e dei miei stati d’animo, dei più felici e dei più sereni, ma anche dei più tragici come quelli della perdita di mio figlio Naor. I colori mi sorprendono ancora, facendomi trovare inaspettatamente alcune pennellate di ottimismo anche nei dipinti per me emotivamente più cupi.
“Ci sono tante cose belle al mondo: fiori e animali, persone e paesaggi. E chi ha gli occhi aperti, vede ogni giorno almeno cento cose meravigliose!”
(Leah Goldberg)

Kibbutz Maagan Michael, D.N. Menashe 37805  Israel

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